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Gli studenti all'estero bevono di più

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Gli studenti all'estero bevono di più

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scuola e istruzione - 12/10/10

Per la maggior parte degli studenti universitari, trascorrere un semestre o due studiando all'estero è un'opportunità per apprendere una lingua straniera e per immergersi in una cultura differente. Per altri, invece, somiglia più un prolungamento delle vacanze estive: meno responsabilità accademiche, locali ben frequentati, alcol e genitori ben lontani.

Alcuni ricercatori della University of Washington mostrano perché gli studenti all'estero bevono di più, e come intervenire. Ogni tanto si sentono storie di studenti che vanno a passare un periodo di studio fuori dal loro paese, bevono troppo e finiscono nei problemi.

Nessuno aveva mai misurato questi comportamenti in maniera rigorosa, prima d'ora, e non c'erano studi pubblicati sull'argomento né sulle strategie preventive da mettere in atto prima di partire.

Così come quando si beve molto in facoltà, le conseguenze delle scorribande alcoliche all'estero possono essere leggere, come lezioni saltate a causa dei postumi della sbornia, oppure più serie, come risse, ferite ed esperienze sessuali a rischio. Inoltre, bere molto in un paese straniero presenta problemi aggiuntivi, come sconvolgimento dei programmi di viaggio, presentazione di un'immagine negativa del proprio paese e possibili grane con la giustizia del paese ospite.

Gli autori dello studio, ad esempio, riportano che gli studenti americani all'estero raddoppiano la quantità di alcol consumato, in media da 4 a 8 drink la settimana. Non è possibile dire se ciò costituisca realmente un rischio. Ad esempio, se si trattasse di un bicchiere di vino ai pasti, sarebbe normale. Altra cosa, tuttavia, sarebbe farsi 4 superalcolici il sabato e 4 la domenica, o peggio, 8 drink in una sola serata.

La maggior parte dei 177 ragazzi presi in esame è restata all'estero da 3 a 5 mesi. Circa due settimane prima di partire, ognuno è stato sottoposto a un'intervista, dove si chiedeva quanti erano i drink consumati durante la settimana, quanti prevedeva di consumarne mentre era via e quali pensava che fossero le abitudini degli altri studenti all'estero. Un mese dopo il loro ritorno in patria e in facoltà, sono stati intervistati di nuovo.

Al momento del ritorno, gli studenti hanno in media diminuito il consumo di alcol, fino a tornare ai livelli abituali prima del viaggio. Ma quelli che avevano bevuto di più mentre erano in viaggio, sono tornati a casa bevendo più di quanto facessero abitualmente.

Inoltre, dato che l'età minima per bere alcolici negli USA è 21 anni, questi studenti hanno potuto trarre vantaggio da leggi meno restrittive, in altri paesi. I minori di 21 anni hanno triplicato la quantità di alcol ingerita, mentre i maggiori di 21 anni l'hanno raddoppiata.

Il comportamento cambiava anche a seconda del paese in cui gli studenti erano stati. Chi era andato in Europa, Australia o Nuova Zelanda ha bevuto di più di quelli in Asia, Sudamerica, Medio Oriente o Africa.

Gli studenti, come molte altre persone, hanno spesso dei falsi stereotipi riguardo a quali popolazioni berrebbero di più. Ad esempio, uno studente potrebbe pensare: "I tedeschi bevono dalla mattina alla sera, e questo è ciò che farò anch'io". Correggere queste false informazioni prima della partenza, potrebbe aiutare a evitare problemi.

Gli autori raccomandano alle università di mettere a punto dei programmi di prevenzione, per i ragazzi che si recano all'estero per motivi di studio.

Bibliografia:

E. R. Pedersen, M. E. Larimer, and C. M. Lee. 2010. When in Rome: Factors associated with changes in drinking behavior among American college students studying abroad. Psychology of Addictive Behaviors.
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