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L'insegnante compassionevole può "accendere" i pensieri

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L'insegnante compassionevole può "accendere" i pensieri

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scuola e istruzione - 19/11/10

L'insegnamento e la formazione avvengono ovunque, ogni giorno e l'obiettivo è l'apprendimento di conoscenze, abilità, comportamenti, atteggiamenti.

Una formazione efficace può portare a organizzazioni meglio funzionanti, miglior produttività e maggiori profitti, nelle aule gli studenti possono ottenere performance migliori, dottori e infermiere possono empatizzare di più con i pazienti. Quindi, una formazione condotta in modo corretto è un obiettivo naturale, e i metodi per realizzarla sono studiati da tempo.

Eppure, per tutti i soldi e il tempo spesi in formazione, si sa ancora poco sulle interazioni che contribuiscono ad aumentarne o diminuirne l'efficacia. La formazione può essere realizzata attraverso metodi molto diversi, che non sempre tengono conto delle reazioni dello studente agli stimoli positivi o negativi.

Una ricerca recente alla Case Western Reserve University ha documentato le reazioni del cervello in risposta a una formazione condotta in modo compassionevole o critico. I risultati mostrano il modo in cui l'apprendimento può essere potenziato, insegnando con compassione, ovvero un metodo che enfatizzi gli obiettivi del discente.

"Stiamo provando ad attivare parti del cervello che portano le persone a considerare nuove possibilità, a diventare più motivate e creative", dice R. Boyatzis, professore di comportamento organizzativo, scienze cognitive e psicologia. "Crediamo che ciò faciliti l'apprendimento. Ossia, considerando nuove possibilità, si facilita l'apprendimento".

Boyatzis e la sua equipe hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per sondare il cervello di un certo numero di soggetti, durante situazioni di apprendimento condotte con stili d'insegnamento diversi. Questa ricerca capitalizza sui risultati degli studi della Teoria del Cambio Intenzionale, secondo la quale attrattori emotivi positivi e negativi spingono in modo diverso la persona a pensare al cambiamento.

Lo studio suggerisce che chi insegna dovrebbe puntare a suscitare negli studenti degli Attrattori Emotivi Positivi, in modo da stimolare emozioni positive, stimolare il sistema neuroendocrino a un miglior funzionamento cognitivo e incrementare l'acutezza percettiva e l'apertura mentale in chi riceve l'insegnamento. Enfatizzare le debolezze, gli errori o altri inconvenienti, o anche tentare di "aggiustare" il problema nell'allievo ottiene invece l'effetto opposto. "In questo modo si attivano Attrattori Emotivi Negativi, che mettono la persona sulla difensiva, e la fanno chiudere" dice Boyatzis. "Uno dei motivi principali per cui le persone lavorano è per aver la possibilità d'imparare e crescere. Perciò, in ogni relazione fra membri di un'organizzazione e in ogni relazione capo-subordinato, le persone sono più disposte a usare i propri talenti se sentono di avere l'opportunità d'imparare e crescere".

Nell'esperimento, circa una settimana dopo una sessione di formazione, gli autori hanno usato la risonanza magnetica per prendere nota dei cambiamenti avvenuti nel cervello degli studenti. Sono stati loro mostrati dei video, che ritraevano gli stessi insegnanti che avevano avuto durante la sessione trascorsa, che ponevano delle domande. Gli studenti rispondevano mediante un tastierino.

Metà delle domande poste dai docenti nei video avevano un tono simile a quello della sessione d'addestramento, quindi positivamente orientato verso il futuro oppure negativamente focalizzato sulle difficoltà che lo studente stava sperimentando. L'altra metà delle domande aveva invece un tono neutro, su questioni sulle quali probabilmente gli studenti avevano un atteggiamento ambivalente. Queste domande neutre hanno permesso agli autori di vedere in che modo la relazione interpersonale avrebbe influenzato la risposta neurale.

"Sappiamo che le persone rispondono molto meglio a un insegnante o un allenatore in grado di fornire ispirazione e dimostrare compassione, piuttosto che a chi si mostra critico e giudicante. E infatti, abbiamo trovato una tendenza dello stesso tipo nelle domande neutre: il cervello degli studenti tendeva ad attivare di più le aree deputate all'immaginazione con l'insegnante compassionevole, anche quando gli argomenti trattati erano negativi."

"Siamo rimasti particolarmente colpiti dall'attivazione della corteccia visiva, molto più alta nella condizione positiva che in quella negativa. Le aree osservate sono associate all'immaginazione e operano in congiunzione a quelle della visione e delle emozioni. Questo sistema è critico nella motivazione all'apprendimento e al cambio comportamentale."

"Passando 30 minuti a parlare con una persona dei suoi obiettivi desiderati, si riescono ad attivare 5-7 giorni dopo le aree cerebrali associate a una maggior apertura cognitiva, percettiva ed emotiva. L'implicazione più importante è che tipicamente, nella formazione e nell'insegnamento, si tende a focalizzarsi sulle Associazioni Emotive Negative, e a correggere ciò che la persona sta sbagliando. Il nostro studio suggerisce che ciò preclude opportunità e impedisce un cambiamento sostenibile, come infatti avevamo ipotizzato."

Bibliografia:

Case Western Reserve University. 2010. Coaching with compassion can 'light up' human thoughts.
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