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Killer psicopatico: discorsi da predatore

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Killer psicopatico: discorsi da predatore

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neuroscienze - 19/10/11

Anche le parole, come gli occhi, possono essere una finestra sull'anima. L'analisi del testo computerizzata mostra che i killer psicopatici effettuano scelte verbali identificabili mentre parlano dei propri crimini.

Questa ricerca potrebbe avere ricadute sulla messa a punto di nuovi strumenti per la diagnosi e il trattamento di questa condizione, oltre che di misure più efficaci di lotta al crimine.

Le parole adoperate dai killer psicopatici rispecchiano i tratti della loro personalità, ovvero egoismo, distacco dai crimini commessi e appiattimento emotivo, dice J Hancock, professore d'informatica alla Cornell.

Hancock e colleghi hanno analizzato delle storie raccontate da 14 assassini psicopatici maschi detenuti in prigioni canadesi, confrontandole con quelle di 38 assassini non psicopatici. A ogni soggetto è stato chiesto di descrivere in dettaglio il crimine commesso. Le storie sono state registrate, trascritte e sottoposte ad analisi computerizzata.

Gli psicopatici hanno usato più parole come "perché", "dal momento che" e "in modo che", implicando che il crimine "doveva essere fatto" per raggiungere un certo obiettivo. Hanno usato un numero doppio di parole riferite a necessità fisiche come cibo, sesso o denaro, mentre i non psicopatici hanno usato più parole relative a bisogni sociali come famiglia, religione e spiritualità. Gli psicopatici hanno svelato la loro natura predatrice nelle descrizioni, fornendo dettagli di ciò che dovevano mangiare il giorno del crimine.

Inoltre, i killer psicopatici hanno usato più spesso il tempo passato per riferirsi ai crimini commessi, suggerendo così un maggior distacco, dicono i ricercatori. Si sono dimostrati meno fluenti nel discorso, usando più interiezioni come "mmh" e "ah". La ragione del fenomeno non è chiara, ma i ricercatori ipotizzano che lo psicopatico cerchi di lasciare un'impressione positiva di sé e che quindi utilizzi più lavoro mentale per mettere insieme la sua storia.

"Altri lavori avevano in precedenza usato il linguaggio per cercare di capire come pensa lo psicopatico" dice Hancock, "ma il nostro studio è il primo a mostrare che è possibile utilizzare strumenti automatizzati per estrarre gli schemi verbali caratteristici degli psicopatici". Ciò può essere importante per lo psicologo clinico, aggiunge, fornendo un modo nuovo di approcciare il trattamento della psicopatia.

Bibliografia:

J. T. Hancock, M. T. Woodworth, S. Porter. 2011. Hungry like the wolf: A word-pattern analysis of the language of psychopaths. Legal and Criminological Psychology.
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