Una ricerca uscita proprio in questi giorni scopre un nuovo metodo (non così nuovo, in realtà) per trattare la depressione: anziché ridurre l'attività dei neuroni coinvolti, attivarli ancora di più in modo artificiale causa uno sviluppo di maggior capacità di reazione, promuovendo una naturale resilienza. (leggi l'articolo pubblicato su Medicitalia) |
L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la depressione come "la maggior causa d'invalidità nel mondo". La depressione causa più anni d'invalidità di cancro, AIDS e malattie cardiovascolari e respiratorie sommate assieme. Ogni anno, dal 5 al 7% della popolazione mondiale attraversa un episodio depressivo maggiore, mentre una persona su sei soffre di questa malattia. (leggi l'articolo pubblicato su Medicitalia e oggi 10/01/14 su La Stampa) |
Il Progetto Durkheim, avviato da due ditte statunitensi, Patterns and Prediction e Veterans Education and Research Association of Northern New England, e supportato dal social network più famoso del mondo, analizzerà dati in tempo reale provenienti da liste di utenti iscritti a servizi di vario genere, allo scopo di aiutare i professionisti della salute mentale a rilevare e monitorare le interazioni comunicative online e predire il rischio suicidio. (leggi l'articolo pubblicato su Medicitalia) |
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Quando stiamo attraversando una situazione stressante su cui sentiamo di non avere controllo, meglio restare da soli. Leggi tutto |
L'esposizione a un'illuminazione tenue durante la notte è sufficiente per provocare cambiamenti nel cervello delle cavie da laboratorio che potrebbero essere associati alla depressione, secondo un nuovo studio. Leggi tutto |
Le donne e le ragazze americane pensano e attuano comportamenti suicidari più frequentemente di uomini e ragazzi, ma ne muoiono di meno. Tale apparente paradosso è legato a norme culturali di differenze di genere, riguardo al suicidio. Leggi tutto |
Il Dr. Nock, capo ricercatore dello studio che già aveva messo a punto un nuovo, potente test per la misura del rischio suicidio, ha raddoppiato. Lavorando in team con una studentessa di dottorato, Christine B. Cha, ha creato una versione modificata del test di Stroop, in grado anch'essa di prevedere con alta precisione il suicidio dei soggetti nei 6 mesi successivi alla somministrazione. Leggi tutto |
Dopo il suicidio di un amico o un parente, ai familiari e agli amici restano domande dolorose: "Perché l'ha fatto?", "Perché non è stato aiutato?". E la più problematica di tutte è: "C'era qualcosa che avrei potuto fare, per evitarlo?" Leggi tutto |