Modelli e teorie di riferimento
I modelli d'intervento che uso più di frequente sono:
1. Modello strategico
Il
modello breve strategico è un approccio alla soluzione dei problemi psicologici in un numero limitato di sedute. L'obiettivo è eliminare i comportamenti e gli stati interni disfunzionali per i quali stai cercando assistenza, e produrre un cambiamento della tua percezione e del tuo vissuto nelle situazioni problematiche.
L'intervento strategico si focalizza fin dall'inizio sul rompere il
circolo vizioso di tentate soluzioni e persistenza del problema, lavorando sul presente e non sul passato, su come funziona il problema e non sul perché esiste, sulla ricerca delle soluzioni piuttosto che delle cause.
L'obiettivo è spostare il tuo
punto di vista da una posizione rigida e disfunzionale verso una più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di
scelta. L’intervento strategico è quindi attivo e prescrittivo e deve produrre risultati già dalle prime sedute. Quando ciò non avviene, è possibile modificare la strategia in base alle tue risposte e resoconti, fino a trovare quella idonea per guidarti verso i risultati desiderati.
2. Approccio comportamentale
Quello
comportamentale è uno dei più consolidati modelli d'intervento per il cambiamento, che si basa essenzialmente su due meccanismi neurofisiologici di
apprendimento: l'
abituazione e il
rinforzo.
L'abituazione è quando impari a non rispondere, o rispondere di meno, al ripresentarsi di uno stesso stimolo. Esempio: se non hai mai bevuto alcol, il primo bicchiere della tua vita potrà farti ubriacare. Già il secondo ti farà meno effetto. E così via.
Grazie a questo fatto è possibile imparare a sopprimere volontariamente determinate risposte emotive, come quelle d'ansia, al presentarsi dello stimolo pauroso. La tecnica comportamentale per eccellenza che sfrutta questo meccanismo è l'
esposizione progressiva, usata ad esempio nel trattamento delle fobie.
Il rinforzo è invece quando impari a rispondere sempre meglio a uno
stimolo di ricompensa che si presenta ripetutamente. Esempio: prendere buoni voti a scuola può aumentare la motivazione allo studio.
Il rinforzo è utilissimo per
accelerare l'apprendimento dei comportamenti desiderati. Ma quando tale rinforzo è
punitivo anziché di ricompensa (ad es. essere sgridati) la risposta appresa è in genere meno affidabile.
Abbastanza stranamente, le tecniche comportamentali e la corrente psicologica del
comportamentismo non godono di buona reputazione in ambito accademico. Sono considerate "antiquate" o "poco umane".
È troppo disumanizzante, alcuni sostengono, cambiare un comportamento o eliminare un disturbo senza averti prima fatto riflettere sui suoi significati profondi, sulle sue cause e sul perché senti quella certa emozione negativa.
Purtroppo, una certa psicologia ha bisogno di legare necessariamente il fenomeno fisico all'aspetto più intimo, perché rifiuta di considerare l'essere umano
anche una macchina. Commette in sostanza l'errore opposto a quello della medicina quando si occupa solo del disturbo, senza prendere in considerazione l'uomo. La psicologia umanistica considera cioè solo gli aspetti umani e poco o nulla quelli meccanicistici (che guarda caso sono per definizione i più prevedibili).
Ma se l'obiettivo è risolvere un problema – e non fare filosofia – l'atteggiamento migliore è utilizzare ciò che serve e che funziona meglio. I tuoi clienti te ne saranno grati.
Spesso però si ha paura di ciò che è molto efficace.
3. Comunicazione persuasiva
Persuadere è definito in psicologia come far
cambiare un atteggiamento a qualcuno.
L'atteggiamento è un complesso di
convinzioni e
valutazioni che puoi avere (o non avere) in merito a qualcosa.
Come puoi aver notato, questa definizione non riguarda ancora i
comportamenti.
Infatti, persuadere non significa convincere direttamente a fare qualcosa. Da questo punto di vista la
pubblicità si basa interamente sulla persuasione, perché cercando di farti cambiare atteggiamento verso un certo prodotto, o creandoti apposta un atteggiamento favorevole, si aspetta che prima o poi tu possa passare all'acquisto.
Allo stesso modo, la persuasione nel cambiamento personale ha lo scopo di farti cambiare un qualche atteggiamento ritenuto limitante, allo scopo di
sbloccare le tue risorse e renderti
più flessibile.
Comunicare in modo persuasivo significa quindi trasmettere messaggi, verbali e non verbali, per aiutarti ad esempio a cambiare delle convinzioni limitanti che potresti avere, come: "Non ce la faccio", "Si deve fare così perché si è sempre fatto così", "Nessuno mi ama", "Non me lo merito" ecc.
La persuasione non si basa mai su minacce o ricatti e mantiene sempre la tua capacità di decidere in piena autonomia.
Perché, come diceva Pascal, il modo migliore per convincere qualcuno è far sì che si convinca da solo.
Per questo una delle tecniche persuasive più potenti consiste nel dire: "Vorrei che tu facessi X. Però sentiti pure libero di fare come meglio credi."
4. Comunicazione ipnotica
Secondo Milton Erickson, uno dei più grandi ipnotisti clinici mai vissuti, l'ipnosi può essere definita come uno stato di
attenzione focalizzata.
Quando sei concentrato su qualcosa, sei in uno stato ipnotico. Se ti stai appassionando a un film o un libro, o stai avendo una conversazione interessante con un amico, quella è già ipnosi.
Questo è il motivo per cui alcuni, estremizzando, amano dire che tutto è ipnosi. L'attenzione è una funzione mentale che ognuno di noi possiede, perciò nel momento in cui la eserciti sei già in uno stato ipnotico.
Alcuni terapeuti sostengono che anche le sensazioni e i pensieri sgradevoli o patologici possono essere considerati stati ipnotici. Pertanto, la cura consisterebbe nel de-ipnotizzarsi da quello stato.
Ovvero in una sorta di
risveglio.
Ed è curioso notare come il tema del risveglio sia ricorrente nelle tradizioni mistiche e religiose di ogni epoca.
Di solito si attribuisce all'ipnosi un'aura di
magia e di
mistero e per certi versi può anche essere vista in questo modo. Specie nelle forme più teatrali, come l'ipnosi da palcoscenico, in cui l'operatore ti convince a metterti a quattro zampe e ad abbiare come un cagnolino, per il divertimento del pubblico.
Queste forme di ipnosi, tuttavia, non hanno niente a che vedere con l'ipnosi usata per favorire il cambiamento delle persone. L'obiettivo non è stabilire la supremazia della volontà di un essere umano su un altro.
Al contrario, si lavora in modo tale che il tuo
mondo interiore ne sia arricchito, aggiungendo
opzioni,
risorse e
possibilità.
Da questo punto di vista la comunicazione ipnotica è: 1) sia una forma di comunicazione persuasiva che può essere usata direttamente per favorire e promuovere un cambiamento; 2) oppure può essere un mezzo, un tramite per facilitare un cambiamento che sarà attuato con altri mezzi.
Nella sua forma più raffinata, la comunicazione ipnotica non ha bisogno dell'induzione di uno stato di trance formale. La cosiddetta
ipnosi senza trance è infatti un modo particolare di parlare e usare i gesti, tale da indurre nell'interlocutore uno stato di trance, senza alcun bisogno del lettino o della fissazione visiva su uno stimolo monotono, come un pendolo o una spirale che gira.
L'ipnosi senza trance – altrimenti detta
ipnosi conversazionale – può quindi essere usata in ogni tipo di situazione, data la sua apparenza di conversazione quasi ordinaria, che la rende adatta a contesti dove l'induzione di una trance formale sarebbe sconveniente o non appropriata (ad es. in azienda).
5. Colloquio motivazionale
Il
colloquio motivazionale è un metodo sviluppato da Miller e Rollnick, a partire dal lavoro di Carl Rogers, pensato in origine per il trattamento delle
dipendenze. È ancora molto in voga nel trattamento delle dipendenze come quella dal fumo (
tabagismo), ma nel tempo è diventato patrimonio comune di counselor e terapeuti, che ne hanno esteso l'uso anche ad altre casistiche.
Esso può essere definito come una forma di
comunicazione collaborativa orientata al cambiamento, in cui si presta particolare attenzione nell'identificare e sviluppare la tua motivazione e il tuo impegno nel raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Il colloquio motivazionale si svolge attraverso l'esplorazione delle tue personali ragioni che ti hanno portato a desiderare il cambiamento, in un clima di
accettazione non giudicante e
supporto, caratteristiche proprie dell'approccio rogersiano.
6. Coaching
Non stai male, anzi. Però vorresti
migliorare la tua performance in qualche campo, imparare a fare qualcosa ancora meglio.
Se questa definizione ti rappresenta, non hai bisogno di una consulenza psicologica, tanto meno di terapia. Quello che ti serve è un
coach.
Può trattarsi ad esempio di:
 | Prestazioni sportive |
 | Studio |
 | Abilità interpersonali, sociali, comunicative |
 | Gestione dei rapporti interpersonali nel lavoro |
 | Parlare in pubblico |
 | Leadership |
 | Pianificazione delle attività |
 | Gestione del rischio |
 | Automotivazione, disciplina, scelta delle priorità |
 | Negoziazione, risoluzione del conflitto |
 | Problem solving |
 | Capacità genitoriali |
Qualunque cosa tu abbia bisogno di imparare, il coaching può insegnarti a farlo meglio. Non insegnandoti direttamente ciò che ti serve, ma
insegnandoti a impararlo.
Il coach non è un esperto nel campo specifico nel quale vuoi incrementare la performance, è un
facilitatore del cambiamento.
C'è un'enorme differenza fra l'insegnare una materia o un'abilità e
insegnarti a impararla. Il coaching può insegnarti a migliorare in qualunque cosa tu stia facendo: in altre parole, ti aiuta a imparare.
7. Dal mondo dell'informatica
Persino dal mondo dell'informatica è possibile riutilizzare alcuni concetti importanti, fondamentali e applicarli al cambiamento personale.
E cosa c'entrano i computer con il cambiamento personale, potresti chiederti.
L'informatica oggi è diventata la tecnologia più importante, perché si basa sul controllo delle informazioni. E il bisogno di controllo, come dovresti ormai aver capito se mi stai seguendo, è fondamentale nell'essere umano.
Quando hai a che fare con la
complessità, è basilare essere capaci di ordinarla e gestirla nel migliore dei modi, pena la confusione a vari livelli. E ciò vale sia nel trattamento dei dati, sia nel trattamento delle persone.
 | Piccoli cambiamenti, lavoro "agile". I sistemi complessi – come un sistema software di grandi dimensioni, ma anche come la mente di un essere umano – possono esibire grandi cambiamenti anche in seguito a piccole variazioni di un solo parametro. Perciò è necessario agire per gradi. Si progetta una piccola modifica, la si mette in atto e si osservano i risultati. Se tutto si svolge come richiesto, si procede con un'altra piccola modifica e così via. |
 | Just in time. Si fa ciò che serve, solo quando serve. Si evita di mettere troppa carne al fuoco e ci si concentra in primo luogo sulla cosa più importante o più desiderabile che è possibile cambiare. Dopodiché si procede con quella successiva. |
 | Data hiding. Le informazioni non devono per forza essere presenti dappertutto. Anzi, per mantenere l'ordine, alcuni dati devono rimanere confinati solo nel proprio contesto di pertinenza e non essere trasmessi altrove. Ecco perché non è necessario che tu mi racconti tutto di te. Solo quanto basta. |
 | Controllo della qualità. È necessario controllare continuamente la qualità del lavoro svolto. Per questo, ad ogni tappa del lavoro che svolgeremo insieme e non solo alla fine, ti chiederò dei feedback, cioè dei riscontri su come stiamo andando e su quanto sei vicino al raggiungimento del tuo obiettivo. Inoltre, a distanza di tempo dopo la fine del trattamento (in genere 6 mesi e un anno) se me ne darai il permesso ti ricontatterò, per verificare che i risultati ottenuti si siano mantenuti. |