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Le domande dell'ansioso - N.1

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Le domande dell'ansioso - N.1

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psicoterapia - 19/01/22

Domanda n. 1: "Prima non ne soffrivo! Perché ora sì?"



Le persone che si rivolgono a me rientrano in dei modelli che con l'esperienza è facile identificare.

Anche da una semplice domanda, posso capire subito cos'è che sta motivando proprio quella domanda e non un'altra; una psicodiagnosi di massima si può fare in meno di cinque minuti, se si è allenati.

Fra chi soffre d'ansia, in particolare, ce ne sono alcune molto frequenti.

Vediamo quali sono e come rispondere, in questa videoserie in 5 puntate.

Le domande frequenti dell'ansioso sono:

1. "Ma io una volta non ne soffrivo! Perché adesso sì?"
2. "Ma se ne può uscire una volta per tutte? E se poi ho delle ricadute?"
3. "Ma non è che facendo quello che lei mi sta dicendo di fare, il mio problema aumenterà?"
4.  "Ne ero guarito, e ora ci sono ricascato! Perché?"
5. "Quanto tempo ci vorrà?"

Partiamo dalla prima: "Ma io una volta non ne soffrivo! Perché adesso sì? Perché adesso ne soffro?"

L'ansioso è in cerca di spiegazioni. Viviamo (o vivevamo, fino a qualche anno fa) nell'era dell'informazione. Il potere dell'informazione, soprattutto quella scientifica, dell'esperto, è rassicurante, e cosa mai l'ansioso cerca di più se non essere rassicurato su quello che sente, che non è poi così grave.

Come regola generale, quando fai delle domande può essere per due motivi: o perché sei davvero curioso, o perché sei ansioso. Ed è difficile che tu vada dallo psicologo perché sei curioso...

Ad esempio, chi soffre di depressione in genere non fa domande e non chiede nulla.

Anzi, il problema è proprio che non chiede nulla. Né alla vita né a se stesso.

Quindi, dicevano, "una volta non ne soffrivo, perché adesso ne soffro"

Ma la vera domanda che dovresti porti, che ognuno dovrebbe porsi è: "Come fa un organismo come il nostro, composto da 35 trilioni di cellule, cioè 35 miliardi di miliardi di cellule... cioè 35 con 18 zeri, e con ogni cellula che ha la complessità paragonabile a quella di un universo in miniatura, come fa un organismo tanto complesso a funzionare così bene... rompendosi così raramente?

Chiediti questo, poi rifletti sull'invecchiamento dei tessuti, sul fatto che niente  è permanente, che tutti gli organismi viventi sono mortali, e ti avvicinerai da solo alla risposta.

Come mai fino ad oggi non hai mai avuto una carie ai denti, e oggi scopri di averne una?

È la stessa cosa.

Siamo esseri imperfetti e anche se sei convinto di poter o dover controllare tutto, bisogna che abbandoni questa tendenza che ti fa credere che debba essere sempre tutto perfetto, tutto sempre in ordine.

L'ansia non è un necessariamente un segno di debolezza di carattere, o il segno che vali di meno come essere umano.

Se ti viene un'influenza o un raffreddore raramente penserai di doverlo controllare: ti curerai, starai al caldo ma non avrai tante altre pretese.

Invece soffri d'ansia e ti chiedi come mai ce l'hai.

"Hai l'ansia perché sei ansioso" potrebbe essere una risposta, per quanto insoddisfacente possa sembrare. Però è reale, perché l'ansia è un circolo vizioso che più alimenti, più cresce. Più ti fai domande, più te ne vengono.

L'ansia è dovuta di base a una componente genetica, perché tutti gli animali devono essere guardinghi per evitare i pericoli. Perché il primo imperativo che la natura ti pone è quello di sopravvivere.

Ma l'ansia è anche un'abitudine che una volta imparata, si mantiene in vita attraverso la ripetizione.

Ed ecco perché, anche se sei sempre stata una persona ansiosa, ne puoi uscire.

Se invece prima non sei mai stato ansioso o lo eri poco, e adesso ne stai soffrendo, ancora meglio: non essendo l'ansia così radicata dentro di te, ne potrai uscire prima.

Alcuni coach o psicologi non psicoterapeuti hanno una visione completamente depatologizzata dell'intervento psicologico, cioè pensano che i disturbi mentali non esistano. Siamo tutti sani mentalmente, è semmai "la società oppressiva" che causa problemi alle persone. Coerentemente con il loro lavoro, che non si occupa di patologie.

Invece, considerare l'ansia una malattia, può essere positivo, perché ti aiuta a inquadrarla per quello che, cioè qualcosa che si può curare attraverso l'aiuto appropriato.

Se invece pensi che per battere l'ansia tu debba distrarti, rilassarti, leggere libri o fare seminari di sviluppo personale o tenere tutto sotto controllo, stai rendendo un cattivo servizio a te stesso.

Questo per le forme più gravi di ansia. Per le forme leggere può non esserci effettivamente bisogno di terapia, ma magari solo di una consulenza psicologica.

Perciò, se hai ad esempio paura delle malattie, il primo passo consiste nel capire che il problema non è la malattia di cui hai paura: ma è la malattia che ti fa aver paura.

E prima ti farai una ragione di cosa occorre fare quando si ha una malattia, prima ne potrai uscire._


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