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Come sviluppare negli altri la fiducia nelle proprie capacità

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Come sviluppare negli altri la fiducia nelle proprie capacità

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lavoro - 13/08/22

Probabilmente avrai sentito parlare anche tu di quell'esperimento in cui in una scuola fu detto alle insegnanti che alcuni bambini, scelti in realtà a caso, avevano ottenuto ottimi punteggi a un test d'intelligenza (che non era vero).

Alla fine dell'anno, guarda caso quei bambini ottennero dei voti migliori della media, perché le insegnanti andarono a confermare inconsapevolmente le aspettative che si erano formate su di loro, suggestionate dalle informazioni ricevute dai ricercatori.

Tale fenomeno prese il nome di effetto Pigmalione: quando ti aspetti determinati comportamenti dagli altri, agirai in modi che renderanno più probabili quei comportamenti.

Quindi, dire agli altri che sono intelligenti e aspettarsi che si comportino come tali è un modo semplice per aiutarli a creare in loro fiducia nelle proprie capacità.

Ma si può fare di meglio? Scopriamolo!



Non bisognerebbe mai dire a un bambino "sei uno stupido". Quando mio figlio aveva 10 anni, una volta tornò a casa un po' triste raccontandomi che una maestra gli aveva detto chiaro e tondo "sei uno stupido".

Neanche cinque minuti dopo ero già nella scuola, a cazziare aspramente la maestra e diffidandola dal farlo di nuovo.

Le spiegai anche il perché e così diventò una mia ammiratrice.

Un genitore non deve per forza stare dalla parte del figlio. Ma neanche per forza da quella dell'insegnante.
Le bastonate vanno date a chi se le merita, caso per caso.

Quando qualcuno fa una stupidaggine, anche un bambino, è preferibile dirgli: "Hai fatto una cosa stupida", perché in questo modo vai a criticare il comportamento e non la sua identità.

Ci sono due momenti: prima e dopo il comportamento. L'aspettativa la crei prima. Dopo il comportamento, invece, puoi dare un rinforzo, che può essere positivo o negativo. Ma anche se negativo, dev'essere dato in modo efficace e non controproducente.

I ricercatori di quell'esperimento avevano lavorato sulla parte prima, quella in cui crei le aspettative positive.

La maestra di mio figlio aveva invece sbagliato totalmente la parte dopo.

Come sviluppare l'autoefficacia negli altri


L'autoefficacia è la fiducia nelle proprie capacità di riuscire a svolgere bene una determinata attività.

Tu puoi avere un talento pazzesco per qualcosa, ma se non sei convinto di averlo, potresti non riuscire mai a esprimerlo appieno.

Al contrario, puoi avere delle capacità buone, ma non eccelse. Se però sei convinto che siano altissime, tale convinzione ti renderà più facile ottenere davvero dei risultati.

Il modo migliore per creare e alimentare negli altri la fiducia nelle proprie capacità è lavorare su entrambi gli aspetti: creando aspettative positive prima, e poi dare feedback utili dopo.

Riguardo alle aspettative, come abbiamo visto, un modo semplice è etichettare positivamente: se da un bambino ci si aspetta che sia intelligente, andrà meglio a scuola.

Perciò, se sei un insegnante, fai attenzione a non alimentare o creare aspettative di fallimento nella tua classe. Ad esempio, prima di un compito difficile non dire: "Mi sa che molti di voi non riusciranno a farlo". Di' piuttosto: "Il compito che vi apprestate a fare è difficile. Ma so che potete farcela, se vi preparate".

Per lo stesso motivo, evita di lasciarti coinvolgere nel pensiero unico da consiglio di classe, quando tutti gli insegnanti parlano male di una classe e si convincono che saranno quasi tutti bocciati.

Piuttosto, prima di una prova, se credi che gran parte della classe non riuscirà a superarla, evita di fargliela fare e ripeti l'insegnamento.

Allo stesso modo, se sei un imprenditore o hai delle persone che devono render conto a te del loro lavoro, aspettarsi che lavorino bene è sempre meglio che aspettarsi che siano degli incompetenti.

Stabilisci delle aspettative positive. Persuadi innanzitutto te stesso che ce la possono fare. Se ne sei convinto tu per primo, ti sarà più facile convincere anche loro.

Tornando all'esperimento dei bambini etichettati come intelligenti, esperimenti successivi hanno visto che esiste un modo ancora più efficace per creare aspettative positive: invece di dire alle persone che sono intelligenti, è meglio dire loro che sono dei gran lavoratori.

Questo perché evidenziare la capacità lavorativa di qualcuno dà un senso di maggior controllo sul proprio destino, perché stai ricompensando la sua etica del lavoro piuttosto che un suo attributo, cioè l'intelligenza.

Lodare l'intelligenza fa invece perdere questo senso di controllo, perché se sei intelligente, lo sei e basta. Non è stato merito tuo, ci sei nato.

Anzi, quando ti dicono troppo spesso che sei intelligente puoi addirittura diventare pigro. Sai quante persone intelligenti fanno lavori umili? Tante. Sono i milioni di talenti non riconosciuti, esistenti da sempre.

E riguardo al dopo, cioè al rinforzo? I rinforzi positivi dovrebbero essere più numerosi di quelli negativi. E in entrambi i casi è meglio rivolgerli sempre, come per le aspettative, ai comportamenti piuttosto che all'identità.

Aspettative e rinforzi dovrebbero quindi essere rivolti non a ciò che sei, ma a ciò che fai, ai comportamenti. O perlomeno a quelle caratteristiche immediatamente collegate ai comportamenti: "gran lavoratore", ad esempio.

Agli altri non importa ciò che hai dentro, chi sei e cosa senti, importa soprattutto ciò che riesci a fare, a esprimere. E quindi dovresti concentrarti su questo, perché in tal modo le tue abilità e capacità diventano dinamiche, cioè sono funzione di quanto le usi e le rendi efficaci.

Indulgere nel contemplare il tuo talento può diventare una distrazione rispetto all'ottenere risultati, al fare ciò che va fatto.

Perché alla fine sei soprattutto quello che fai._


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