Tristezza e depressione: perché non sono la stessa cosa?

depressione - 05/10/22

La confusione che spesso si fa sulle definizioni in psicologia è notevole.

Una di queste, piuttosto frequente, è fra tristezza e depressione: perché non si può dire che siano la stessa cosa?


La tristezza è un'emozione, la depressione è invece una malattia, una condizione patologica.

Quindi la tristezza è normale entro certi limiti, così come lo sono le altre emozioni, mentre la depressione no.

Ogni emozione - a parte la gioia - ha una funzione adattiva, cioè serve a farti rendere conto che qualcosa non sta andando per il verso giusto e occorre quindi cambiarlo.

Per questo, tranne appunto la gioia, le emozioni sono tutte negative. Proprio nello stesso senso di feedback negativo dei sistemi di controllo: una discrepanza, una differenza rispetto al risultato desiderato, che ti informa della necessità di operare delle correzioni.

Così, la rabbia ti fa smuovere, accelerare, aggredire, ti fa venire voglia di lottare per ottenere ciò che vuoi; e la paura serve a farti allontanare dai pericoli; il disgusto a non farti ingerire cibi o bevande potenzialmente dannose; la sorpresa a farti porre attenzione alle novità; colpa e vergogna, invece, sono le emozioni sociali, quelle che il tuo gruppo sociale di riferimento vuole che tu senta quando inizi a discostarti troppo dal modo ritenuto corretto o prescritto di sentire, pensare e agire.

E la tristezza? La tristezza serve a farti rallentare. A permetterti di prendere tempo per valutare in modo approfondito la situazione. Quando sei triste non hai voglia di fare, di buttarti verso l'esterno, e così ti trovi più a contatto con te stesso, a riflettere. A soppesare pro e contro sul da farsi. Su un problema particolare, oppure riguardo alla posizione dove ti trovi adesso nella vita.

La caratteristica comune a ogni emozione è il loro essere temporaneo. Ogni emozione dura per definizione relativamente poco, e poi se ne va. Se invece è persistente allora non è più uno stato passeggero, diventa uno stato di umore o un sentimento.

Ma anche una tristezza che dura a lungo può non essere ancora depressione.

Quello che contraddistingue la depressione non è solo la sua persistenza, ci vogliono altre caratteristiche.

Nella depressione non c'è sempre e soltanto una tristezza ostinata, che perdura a dispetto degli eventi esterni. C'è un senso di sfiducia, un pessimismo di fondo che ti toglie ogni voglia di occuparti delle attività che prima ti davano piacere: il lavoro, le amicizie, l'attività sessuale, i tuoi hobby, stare con i figli. Tutto diventa irrilevante e senza significato. Perciò, svuotata di ogni piacere, la vita si svuota anche velocemente di significato.

Nella depressione può esserci tristezza, ma anche rabbia. Molte depressioni sono chiamate secondarie, cioè derivano per conseguenza da qualche evento avverso che ti è capitato e che ha fatto crollare una qualche convinzione o punto fermo che davi graniticamente per scontato: la perdita del lavoro, del coniuge, della fede, ad esempio.

Frustrazioni di così grande portata possono dar luogo a una rabbia sorda, diffusa, che si fa sentire nella depressione. Lo scrittore Santayana diceva che la depressione è "rabbia spalmata finissima".

Il disturbo depressivo è multiforme e può presentarsi in modi diversi: con rabbia, senza rabbia, con tristezza o solo con apatia e totale mancanza di iniziativa.

E anche con un distacco dalla realtà, cioè con dei veri e propri deliri psicotici.

Quando ogni cosa che ti capita lo interpreti in chiave negativa, pessimista, nichilista, del tipo "tanto non serve a nulla", "tanto poi moriamo tutti", o quando da tale pessimismo nascono sensi di colpa o di inutilità talmente grandi e irrealistici, dall'esterno si ha proprio l'impressione che tu viva in modo staccato dalla realtà, in una specie d'inferno senza speranza da cui esiste una sola via d'uscita.

E infatti, l'idea di mettere fine alla propria esistenza è un'altra caratteristica importante che riguarda la depressione, ma non la tristezza.

Insomma, sono tali e tante le differenze fra tristezza e depressione che non si possono proprio fare confronti.

Ecco perché dire: "Su con la vita!" a una persona depressa, credendo di aiutarla, non serve a nulla. È come buttare un bicchier d'acqua su un incendio. O per meglio dire, come tentare di dar fuoco all'oceano._

Un primo passo senza impegno verso il tuo benessere

Conosciamoci meglio, richiedi un breve colloquio gratuito!

MODULO DI RICHIESTA CONTATTO

Recensioni su Google del Dott. Giuseppe Santonocito

(i campi contrassegnati dall'asterisco sono necessari)

Nome: (*)
Cognome: (*)
La tua email: (*)
Il tuo telefono:
Richiesta: (*)
Note:





_STUDIO PRIVATO


Via della Manifattura 7/a - 50058 Signa (Firenze)


_COME ARRIVARE


In auto: punta il navigatore su "Giuseppe Santonocito Signa", vedrai che ti uscirà subito il mio indirizzo.
Se non usi il navigatore e vieni da Firenze o da Empoli, arriva fino al Ponte Nuovo sull'Arno, a Ponte a Signa, attraversalo e poi prendi subito la prima a destra (via Gramsci), poi subito di nuovo la prima a destra (via della Manifattura): dopo pochi metri sarai davanti al mio studio.
Se invece vieni da Signa o dall'Indicatore, passa sotto il cavalcavia della ferrovia, vai avanti per qualche centinaio di metri costeggiando l'argine del fiume Arno e, subito prima di salire sulla rampa del Ponte Nuovo, gira a sinistra (via Gramsci) e poi subito a destra (via della Manifattura).

In treno: Devi prendere un biglietto per la stazione di Signa (non Lastra a Signa, che dista circa 1km circa). Signa è sulla linea Empoli-Firenze, quindi puoi venire da entrambe le direzioni.
Appena scendi dal treno, scendi le scale del sottopassaggio e vai a destra. Esci dal sottopassaggio e continua sulla stessa linea del sottopassaggio (via Don Minzoni): dopo 100m ti troverai proprio di fronte al mio studio.