Dove fede e scetticismo s'incontrano

neuroscienze - 28/10/09

Quando si parla di fede, credenti e non credenti sembrano ragionare in modo molto diverso. Ma a livello cerebrale, credere in Dio è diverso dal credere che il sole è una stella, oppure che 4 è un numero pari?

La fede religiosa resta uno degli aspetti più significativi e misteriosi della vita umana, e dobbiamo ammettere di conoscere ancora poco dei rapporti che la fede ha con le convinzioni di altro tipo. Allo stesso modo, non sappiamo ancora esattamente se i credenti differiscono dai non credenti nel modo in cui valutano i fatti.

Nel primo studio di neuroimaging che ha confrontato le risposte cerebrali di credenti con quelle di non credenti, ricercatori della UCLA e dell'Università del Sud della California hanno scoperto che mentre il cervello risponde in modo molto diverso alle affermazioni religiose e a quelle non religiose, il processo di credere o non credere a un'affermazione, religiosa o meno, sembra essere governato dalle stesse aree cerebrali, sia nei soggetti credenti che in quelli non credenti.

Lo studio ha anche mostrato che i devoti cristiani e i non credenti usano le stesse aree cerebrali per giudicare la veridicità delle affermazioni religiose e non religiose. I risultati, secondo gli autori, rappresenterebbero un importante avanzamento nello studio della psicologia della religione.

Lo studio coinvolgeva 30 adulti - 15 cristiani praticanti e 15 non credenti - sottoposti a esami di risonanza magnetica funzionale mentre valutavano l'esattezza di asserzioni religiose o non religiose mediante risposte vero/falso.

Le asserzioni non religiose erano scelte in modo da produrre una quasi perfetta concordanza fra i due gruppi (ad es. "le aquile esistono davvero"), mentre quelle religiose dovevano produrre una quasi perfetta discordanza (ad es. "gli angeli esistono davvero").

Elaborando i risultati si è scoperto che il pensiero religioso fa un uso maggiore delle aree cerebrali che governano le emozioni e di quelle che gestiscono i conflitti e l'incertezza, in entrambi i gruppi. Invece, pensare a frasi di tipo non religioso fa utilizzare maggiormente il richiamo delle informazioni presenti in memoria.

In parole più semplici, entrambi credenti e non credenti appaiono utilizzare le stesse aree cerebrali sia quando valutano affermazioni relative alla religione, sia quando valutano affermazioni che non hanno niente a che vedere con la religione.

Quindi, sebbene questi risultati siano importanti per altri versi, non sappiamo ancora in che cosa effettivamente differisca l'attività cerebrale dei credenti da quella dei non credenti.

Bibliografia:
S. Harris, M. Cohen. 2009. University of California, Los Angeles. Where Religious Belief And Disbelief Meet.
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