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Come evitare di impazzire in tempi di pandemia

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Come evitare di impazzire in tempi di pandemia

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società - 12/01/22

Come evitare di restare intrappolato nel vortice di paura e follia collettiva che sembra aver contagiato tutti? Il mio suggerimento.



Questo video è uno dei più importanti fra quelli che ho pubblicato e riguarda una riflessione che, messa in pratica, è stata di grande utilità per me.

Sembra che il mondo stia inesorabilmente cadendo preda di una follia generalizzata.

Dall'inizio della pandemia le persone hanno paura di ammalarsi, o hanno paura di vaccinarsi, diffidano del vicino perché è novax o perché è provax, prima si lamentavano di non poter andare in palestra o al ristorante, ora non ci vanno più anche se è permesso, per paura, sono diventate intolleranti e più irritabili, e stanno estremizzando le proprie posizioni.

Non tutte, certo, però l'esperienza quotidiana di ognuno di noi sembra indicarci questa direzione.

Io abito di fronte a una farmacia, dove fra l'altro lavora mia figlia.

Uscendo di casa, alle 8 di mattina, fino a due mesi fa c'erano ogni giorno sì e no 10 persone in coda per i tamponi.

Oggi ce ne sono anche un centinaio, a seconda del periodo.

E quando torno alle 8 di sera, altrettante. E la coda va avanti fino alle 10.
Immagina lo stress a cui è sottoposto il personale addetto ai tamponi.

Ora, certamente la variante attuale sarà molto contagiosa... a parte il fatto che è meno letale, ma... siamo sicuri che tutti questi tamponi servano davvero?

Comunque, è parlando con le persone che si percepisce lo scoraggiamento e una demoralizzazione andante. Sia tra chi ha deciso (o è stato obbligato) a vaccinarsi e chi invece ancora resiste.

Parlando con le persone ti rendi conto che è diminuita la visione del futuro, la progettualità, la voglia di fare.

Anche se i tg ti dicono che l'Italia è in ripresa, che stiamo andando benissimo, che il rancio è ottimo e abbondante.

La gente oggi è preoccupata solo di barcamenarsi al meglio nel presente, che è tutto fuori che entusiasmante.

E dove non c'è più voglia di fare, dove non ci sono progetti né visione del futuro...  appare l'ombra della depressione. O quanto meno della rinuncia. E infatti sappiamo bene che l'incidenza della depressione è aumentata di molte volte dall'inizio della pandemia.

"Se nulla vale più la pena, perché sbattersi?" sembra essere un pensiero diffuso.

Quindi, che fare?

Oltre ai vari consigli pubblicati da sociologi e psicologi, di tenersi occupati, di impegnarsi in una routine giornaliera, di non smettere di lavorare eccetera, tutti sensati, per carità, io ho individuato un elemento che a mio avviso non è stato adeguatamente valorizzato, ma che, se messo in pratica, è in grado di ridare senso a tutto quanto.

O almeno, con me sta funzionando.

Ma io sono un individualista introverso, cioè l'esatto opposto di quanto sembra aspettarsi oggi da te la società: estroversione e collettivismo ad ogni costo.

Comunque, il mio suggerimento è questo, per quello che può valere.

Tu vivi in un mondo, in una società. Che ha le sue regole, le sue vicende, che ti mette delle pressioni e si aspetta delle cose da te.

Ma anche tu, come individuo, hai delle tue regole, dei tuoi obiettivi e vuoi delle cose.

Esiste sempre un certo conflitto fra queste due dimensioni, quella sociale e quella personale.

Ma il punto è che oggi questo conflitto sembra diventato intollerabile, come in generale in ogni situazione di crisi, perché il divario è diventato troppo ampio.

E questa è la fonte del disorientamento odierno.

La società ti pone troppe aspettative.

Allora, la mia soluzione consiste nel cercare di crearsi il proprio piccolo mondo privato, all'interno del mondo reale. Tu vivi in questo mondo, ma non appartieni a questo mondo. Appartieni al tuo universo privato.

Con le tue regole, i tuoi amici, i tuoi obiettivi.

Per fare questo, inevitabilmente, occorre diventare più individualisti.

A me è venuto abbastanza facile, perché lo sono già.

Detto in altro modo, è un'operazione di adattamento, che consiste nel rendere compatibile ciò che tu vuoi con ciò che la società si aspetta da te.

Questo comporta dei sacrifici? Inevitabilmente sì.

Ma si può fare.

Per riuscirci, occorre disconnettere quanto più possibile il tuo destino personale, familiare e del tuo ambiente ristretto da quello del resto del mondo.

Disconnettere i tuoi obiettivi dai vincoli che il mondo ti vuole mettere. E dove questo non è possibile o è troppo difficile, rivedere i tuoi obiettivi, modificarli o cambiarli con altri più raggiungibili.

Ma farlo comunque. Riguadagnare una certa capacità di controllo sulla tua vita.

Perché come sappiamo, il bisogno di controllo è fondamentale.

Insomma, la capacità di adattamento non ha prezzo.

È un'abilità nella quale vale certamente la pena investire.

E se ci pensi è paradossale, perché le persone che meglio riescono a ottenere ciò che vogliono sono proprio quelle che sanno adattarsi meglio al mondo esterno, che vuole in generale cose diverse.

L'immagine è sempre la stessa: il surfista che cavalca le poderose forze esterne delle onde, e le utilizza, per andare dove vuole lui.

Se puoi fare questo, vedrai come tutto inizia ad acquisire un senso.

Perché sarà il senso che tu gli avrai dato. Non un senso preconfezionato, che qualcun altro ha pensato per te.

Questo andrebbe fatto sempre, ma quando le cose là fuori si fanno difficili, non è più un'opzione: è una necessità._


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