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Terapia di coppia o terapia individuale?

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Terapia di coppia o terapia individuale?

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relazioni - 05/06/22

Se con il tuo partner, fidanzata o marito vi trovate di fronte a un problema che dura da un certo tempo e che non riuscite a superare da soli, potete rivolgervi a un terapeuta per un consulto preliminare, per sapere innanzitutto che tipo di percorso può essere più adatto a voi.

Ad esempio, quando è consigliabile una consulenza o una terapia di coppia e quando invece è più opportuna quella individuale?



Possono essere varie le ragioni che spingono una coppia a cercare aiuto. Una crisi nella relazione, la nascita di un figlio, un lutto, un tradimento, un cambio della sede di lavoro.

Non solo difficoltà, quindi, ma anche opportunità, che però possono trasformarsi in problema.

Quando ad esempio a uno di voi due hanno proposto un lavoro molto vantaggioso economicamente, ma all'estero.

La contesa, allora, si giocherà verosimilmente con quello che dei due dovrebbe trasferirsi a cercare di convincere l'altro a seguirlo, mentre l'altro proverà a fare l'opposto, cioè cercherà di convincerlo a non andarsene.

Un altro esempio sono le difficoltà di comunicazione. Questo è un vero classico. Spesso non ci si rende conto di quanto una parola fuori posto, o meglio, una parola che non considera in modo soddisfacente il punto di vista dell'altro, può creare incomprensioni.

E accumulandosi, le incomprensioni creano distanza.

"Le parole sono pallottole" diceva Watzlawick. Con le parole è possibile erigere ponti... e anche distruggerli.

Andando avanti con i classici: il tradimento. Uno dei due ha tradito l'altro. E magari l'altro ha tradito a sua volta. Per non sentirsi da meno, per vendetta, per pareggiare i conti. E quindi ora avete difficoltà a riconoscervi per ciò che eravate.

L'ideale di fedeltà e purezza che ti eri costruito del tuo partner è rimasto intaccato e non riesci più a dare fiducia.

In tutti questi casi può trattarsi di differenze, rischi od opportunità, ma c'è quasi sempre un elemento in comune: uno dei due tenta di cambiare l'altro. Vuoi che sia l'altro ad adattarsi alla tua visione del mondo. Perché ti sembra più facile, per pigrizia o per principio. Perché lo trovi "più giusto".

Tu devi adattarti a quello che ho in testa io. Non io a te.

E così potrebbe venirti voglia di ricorrere a una consulenza di coppia, per fare squadra con il terapeuta, per convincerlo della necessità di cambiare l'altro.

Oltretutto uno dei vantaggi della terapia o consulenza di coppia è che, quando fallisce, puoi darne la colpa al terapeuta.

"Eravamo in crisi, siamo andati in terapia, ma non ha funzionato".

La terapia di coppia può essere più complessa di una individuale, ma in certi casi può essere più semplice. Può essere complicata ad esempio da un disturbo psicologico o dalla malattia di uno dei due.

E allora può essere raccomandabile optare per un percorso individuale, per risolvere o migliorare prima il problema personale, e solo dopo verificare se esiste ancora la necessità di consultazioni in coppia.

Anche quando uno dei due non è disponibile o accessibile per un intervento di coppia, l'unica alternativa percorribile può essere quella individuale.

In ogni caso la sequenza corretta è fare prima un consulto iniziale di valutazione insieme al terapeuta il quale, sentendo le rispettive posizioni e la descrizione del problema, potrà consigliare se sia più conveniente iniziare a lavorare in forma congiunta o individuale.

A volte le consultazioni di coppia non sono necessarie e potrà bastare che uno dei due si rechi in terapia. O magari entrambi potrebbero averne bisogno, cioè è consigliabile che entrambi seguano una consulenza o terapia individuale, per arrivare a superare problemi che però si manifestano nella relazione.

A questo proposito, una precisazione. Diversi orientamenti terapeutici raccomandano che in questo caso specifico i due partner si rivolgano a terapeuti diversi. Questo però non è vero ad esempio per il terapeuta strategico, che grazie alla flessibilità del setting utilizzato può tranquillamente prendere in carico entrambi.

Ma anche in caso di terapia congiunta, cioè di coppia, il terapeuta può decidere di convocare a volte l'uno a volte l'altro in separata sede, a seconda delle necessità. Il semplice fatto di essere convocato dal terapeuta può avere effetto sui risultati. A volte persino quando la convocata decide di non aderire, cioè di non presentarsi.

Un'altra precisazione importante è che l'obiettivo generale di una terapia di coppia definita come tale è in generale diverso da quello di un percorso individuale.

Per definizione, "terapia di coppia" significa salvaguardare l'interesse della coppia, cioè aiutare la coppia a restare insieme e possibilmente a stare meglio. A meno del caso eccezionale in cui l'obiettivo prefissato è esplicitamente quello di consultazioni finalizzate a una separazione, il più possibile senza scossoni.

Invece, se il percorso non è di coppia, ma individuale, il compito del terapeuta diventa salvaguardare primariamente l'interesse e il benessere dell'individuo. Quello della coppia viene ovviamente tenuto di conto, dato che ogni terapeuta è responsabile e attento all'ecologia dell'ambiente della persona che a lui si rivolge, ma può diventare secondario.

Questo dev'essere fatto presente del terapeuta in fase di consultazione iniziale, che lo spiegherà con chiarezza ai due partner.

Quando il terapeuta ravvisa l'opportunità di una terapia di coppia, ma uno dei due si dichiara non disponibile a partecipare, è possibile iniziare comunque facendo dei consulti solo con l'altra persona.

Nell'approccio strategico esistono modi per persuadere indirettamente e facilitare l'adesione terapeutica e la partecipazione del partner riluttante attraverso quello disponibile.

Inoltre, vedere che quello dei due che si è prestato alle consultazioni sta migliorando in breve tempo, può essere il miglior incentivo per convincere l'altro a ripensarci, senza neanche bisogno di insistere.

Perché, ricordando il solito Pascal, le persone si persuadono di più e meglio quando si persuadono da sole._


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