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Terapia di coppia: ci facciamo del male, però ci amiamo

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Terapia di coppia: ci facciamo del male, però ci amiamo

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relazioni - 08/09/22

Coppie litigiosissime, non vanno d'accordo su nulla. Non perdono occasione per rinfacciarsi quanto l'altro sia causa della propria infelicità. Non hanno vita sessuale, non escono più neanche per una pizza.

Però restano insieme. "Perché noi ci amiamo".



"Ci amiamo"? Ok, ma in che senso? Che vuol dire?

Ti viene da chiederti come mai gli esseri umani a volte sembra che godano a farsi del male, a raccontarsela e a distorcere il senso di quello che gli capita.

Ma come in molti altri casi, si tratta di motivazioni più forti della ragione.

Può trattarsi del bisogno di giocare al gioco dei litiganti. Freud diceva che la persona che ci si sceglie come moglie o marito ha dei tratti che ricordano il nostro genitore di sesso opposto, con cui abbiamo lasciato dei conti in sospeso e che ora cerchiamo di far pagare a qualcun altro.

E a quel punto hai due persone così, contro cui combattere e sfinirti, non più una. Bravo. La famosa coazione a ripetere.

Mancanza d'esperienza


In una coppia che sto vedendo proprio di recente, esiste una corrispondenza tale per cui lei è controllante ed egocentrica e lui è segretamente remissivo e sottomesso. Anche se si arrabbia e alza la voce quando litigano, quando gli domando:

"Come mai continui a stare con lei, se ti causa così tanta sofferenza?"

"Dottore, perché è così bella. Ne sono troppo innamorato".

Che dal mio punto di vista significa che questo ragazzo ha vissuto finora nella scarsità. Cioè non ha avuto abbastanza esperienze tanto da poter capire cosa significa stare con una ragazza bella ed attraente e di buon carattere. Perché esistono anche quelle.

Per gli uomini, si sa, la bellezza può essere un punto molto debole. L'avvenenza di una donna ha rovinato molti uomini, ma a ben guardare, è sempre un problema di scarsità, di mancanza di esperienza e di confronto.

Se hai un minimo di esperienza, in qualsiasi campo, non solo sentimentale, diventi capace di fare distinzioni. Diventi un esperto e non cadi più nelle trappole per principianti.

Ecco perché l'esplorazione sentimentale è così importante, quando si è adolescenti. Sposarsi con la prima ragazzina conosciuta, o ragazzino, può andar bene nelle società e nelle culture dove c'è poca scelta, poco spazio di manovra. I genitori ti dicono che devi sposare quella, e tu devi ottemperare.

Ma dove viviamo noi le possibilità sono talmente tante, da qualunque lato ti giri, da mettere in ansia chi si trova di fronte a una scelta. I ripensamenti sono fin troppo facili. Perciò ha senso aspettare di aver mangiato un po' più polenta, come si diceva una volta.

Vittima e carnefice


La difficoltà a lasciarsi quando si litiga molto può essere segno di un bisogno inconfessabile di sottomissione. Inconfessabile persino a se stessi. Ogni vittima di professione ha bisogno di un carnefice - e quando non ce l'ha se ne crea uno - allo stesso modo se uno si identifica come persona sottomessa, ovviamente cercherà qualcuno che lo domini. È questione di complementarietà. Le persone mica si scelgono per caso.

Anche se a parole ti dirà di no, che non è vero, che lui vorrebbe tantissimo che lei cambiasse.

"Ok, e allora non faresti prima a cambiare fidanzata? Proprio a sostituirla, invece che cercare di modificarla?"

"Non ci riesco."

In ogni coppia dove non si riesce ad andare d'accordo senza scannarsi e allo stesso tempo non si riesce ad andare ognuno per la propria strada, di fronte alle convolute e complesse spiegazioni del perché dovrebbe essere ovviamente l'altro ad adattarsi e cambiare, ci sono almeno due domande che il terapeuta ha sempre a sua disposizione. La prima è: "Ma scusa, perché dev'essere proprio lui o lei a cambiare?" e la seconda è: "Se stare insieme è così difficile, perché non vi lasciate?"

Ma la risposta: "Perché la amo" non è valida. Va ridefinita meglio, perché quasi sempre è una risposta di facciata. Così come lo sono le spiegazioni e le razionalizzazioni. Compito del terapeuta è allora capire innanzitutto quali sono le reali motivazioni che le stanno alla base, per poter intervenire in modo adeguato.

Incapacità comunicativa


Un'altra casistica decisamente diversa, molto frequente, è quella della comunicazione inefficace.

I due starebbero anche abbastanza bene insieme, non sono animati da bisogni di rivalsa sull'altro, né mancano di esperienza. Però comunicano male. Non sanno dirsi le cose senza che l'altro si senta insultato.

Questi casi sono più facilmente risolvibili, se c'è buona volontà da parte di entrambi, disponibilità ad accettare le spiegazioni ricevute dal terapeuta e soprattutto a mettere in atto quanto richiesto.

I cambiamenti possono riguardare sia il contenuto di quanto viene detto - o non detto - sia il comportamento non verbale mentre le si dice - o non le si dice.

Un principio molto semplice da capire è la congruenza.

Ad esempio, tu non puoi dire a qualcuno: "Ti voglio bene" mentre hai la faccia tirata e seria e lo stesso tono di voce di quando gli diresti: "Adesso ti ammazzo" e aspettarti che lui capisca. È un esempio estremo, ma come sempre gli esempi estremi servono per far capire quelli meno estremi.

Occorre quindi che impari a essere un minimo congruente fra ciò che dici e il modo in cui lo dici. Se dici "ti voglio bene" anche il tuo corpo dovrà esprimere la stessa cosa.

Altri fattori importanti sono le premesse, attraverso cui fai sentire all'altro che comprendi il suo punto di vista, il tipo di domande che fai, non aver fretta di dire la tua, quindi capacità di ascoltare, come incoraggiare l'altro a parlare e come interromperlo in modo educato ma efficace, la parafrasi, il tono di voce adeguato e molto altro ancora.

La comunicazione non verbale è un campo molto vasto, una di quelle aree dove vale il detto di Richard Nixon, il presidente degli Stati Uniti: il successo consiste in un centinaio di piccole cose fatte un po' meglio del solito.

Ma non devono essere per forza un centinaio. Possono bastarne molte di meno._


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