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Che cos'è la dissonanza cognitiva (per davvero)

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Che cos'è la dissonanza cognitiva (per davvero)

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generale - 11/01/23

Allora, finalmente un video completo sulla dissonanza cognitiva, un argomento citato quasi sempre a sproposito.

Nei media senti dire "dissonanza cognitiva" per riferirsi a qualcosa che non capisci bene o che "non suona bene", ma il vero significato è completamente diverso.

Ma quindi che cos'è questa dissonanza cognitiva?



La dissonanza cognitiva è un fenomeno psicologico che riguarda la difficoltà a far andare d'accordo i fatti con le nostre convinzioni o con il nostro modo di agire, quando fra i due c'è un contrasto.

La teoria sulla dissonanza cognitiva dice che quando ti trovi in una situazione dove ti arrivano delle informazioni che non si accordano con ciò che pensi o con ciò che credi, proverai una sensazione sgradevole, appunto di dissonanza, e tenterai quindi di ridurla.

Per fare questo hai sostanzialmente due alternative: o cambi i fatti, o cambi le tue convinzioni su quei fatti.

Dissonanza cognitiva nelle amicizie


Per capire meglio, prendiamo la goliardia. Immagina di avere un amico con cui ti piace scherzare e prenderti in giro a vicenda, anche in modo pesante. Ebbene, questo tipo di comportamenti può essere un modo per rafforzare l'amicizia, perché se siete disposti a prendervi in giro a vicenda, significa che vi fidate l'uno dell'altro.

Il ragionamento dissonante consapevole è: "questo mio amico mi ha insultato in modo scherzoso, ma mi ha fatto sentire a disagio".

E il ragionamento risultante, inconsapevole invece è: "e quindi, se sono disposto a farmi insultare da lui, e a restare suo amico, significa che tengo a questa amicizia".

Ma avrebbe anche potuto essere: "non sono disposto a farmi insultare da lui, quindi rompo l'amicizia".

In questo modo la goliardia può essere al tempo stesso sia un meccanismo per rafforzare l'amicizia, sia un test per vedere quanto l'altro mi è davvero amico.

Quindi nel primo caso stai modificando le tue convinzioni, cioè stai intensificando la convinzione: "io tengo a questa amicizia".

Nel secondo caso stai decidendo di modificare i fatti, i tuoi comportamenti, rompendo l'amicizia.

Dissonanza e nonnismo


Un altro esempio di dissonanza cognitiva è il nonnismo negli eserciti.

Immagina di essere un soldato e di essere stato sottoposto a un addestramento estenuante e a prove difficili per diventare parte dell'unità, addestramento che già di per sé è un test di selezione parzialmente basato sulla dissonanza cognitiva.

Come se non bastasse, dopo aver superato tutte le prove, ti senti orgoglioso e soddisfatto, ma appena entrato a far parte dell'unità, trovi che alcuni dei tuoi superiori e commilitoni più anziani ti trattano in modo duro e sgradevole, sottoponendoti a scherzi e prese in giro feroci.

Anche qui, potresti trovare difficoltà a gestire questa dissonanza, perché da un lato vuoi essere parte dell'unità e sentirti accettato, ma dall'altra non vuoi essere trattato in modo pesante.

In questo caso il ragionamento dissonante consapevole è: "questi scherzi mi danno fastidio".

E il ragionamento risultante, inconsapevole è: "se sono disposto ad accettarli, vuol dire che tengo davvero a far parte di questa unità".

Ma avrebbe potuto essere: "non sopporto il nonnismo, il militare non fa per me".

Di nuovo: rafforzamento della coesione di gruppo, oppure abbandono.

La stessa identica cosa si applica agli scherzi alle matricole universitarie, come nelle fraternity americane.

Dissonanza e relazioni


La dissonanza cognitiva si manifesta nelle relazioni abusanti, anche solo verbalmente.

Oggi si fa un gran parlare di gaslighting, ovvero quei comportamenti tendenti a manipolare l'altro, che instillerebbero dubbi sulla sua autostima e minerebbero il suo senso di realtà.

Un modo più semplice di vedere la cosa è attraverso la lente della dissonanza cognitiva.

Immagina di essere in una relazione con qualcuno che a volte ti dice cose cattive e ferisce i tuoi sentimenti.

Hai sempre le due solite alternative: o concludi che tieni molto all'altro, al punto da essere disposto a tollerare le sue angherie, oppure giri i tacchi e te ne vai.

Dissonanza e sette


Immagina di essere stato attratto da una setta o da una religione che ti promette di rivelarti la verità assoluta e qual è il vero senso della vita. Potresti sentirti soddisfatto nell'aver trovato la tua strada e di appartenere al gruppo.

Ma quando questa setta o religione inizia a importi divieti, obblighi o rituali strampalati e discutibili, o che vanno contro le tue personali convinzioni o i tuoi valori, sarai costretto a scegliere: o ci resti, e allora ti racconterai che è "perché tieni davvero a questo gruppo", alterando così le tue convinzioni, oppure ne esci fuori e scappi a gambe levate.

Se decidi di restare, risolverai la dissonanza giustificando questi divieti, obblighi e rituali dicendo a te stesso che sono necessari per raggiungere la verità o il senso della vita, o che sono un modo per rafforzare la tua fede, che gli altri membri del gruppo seguono le stesse regole e quindi non c'è niente di male.

In questo modo riesci a mantenere l'appartenenza al gruppo senza dover cambiare il tuo modo di pensare né il tuo comportamento.

Oppure concludi che sono solo una marea di fandonie e decidi che pensare con la tua testa è un'alternativa migliore.

Come sappiamo, le sette in particolare sono molto brave a manipolare le persone, anche se è pur vero che solo un certo tipo di persone possono entrare a far parte di una setta. Non tutte.

Ecco perché si dice che è la vittima a fare il carnefice. Hai sempre la possibilità di andartene da una situazione che non ti piace. Ma se decidi di restare, è perché ti stai raccontando non solo che, in fondo, non è poi così male, ma vai ancora più in là: ti racconti che starci è proprio ciò che vuoi._


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