Inutile soffrire due volte

generale - 10/03/23

"Inutile soffrire due volte" (sembra un film di 007).

Ti è mai successo di sentirti triste o giù di morale per qualcosa?

Magari una litigata con tua moglie o un brutto voto a scuola. Ma questa tristezza o il senso di disagio può addirittura farti sentire triste perché sei triste!


La nostra mente è fatta per pensare e così inevitabilmente finisci per pensare ai pensieri.

Cioè prima ti senti triste; poi pensi alla tua tristezza e quindi diventi ancora più triste, perché ti rendi conto di essere triste! È triste essere tristi, è come se qualcuno ti vedesse dall'esterno mentre sei triste e diventasse triste a sua volta.

Solo che te lo fai da solo. Una specie di autoempatia.

Non dovremmo permettere che le emozioni, che per definizione sono stati transitori, si trasformino in umore, cioè in stati permanenti.

Un conto è essere momentaneamente tristi, altra cosa esserlo sempre.

Un conto è arrabbiarsi per una cosa successa ora, altra cosa essere sempre arrabbiati.

Un conto è spaventarsi perché senti una macchina che inchioda, dietro di te, altra cosa avere sempre paura.

A parte le predisposizioni temperamentali, cioè quelle emozioni che per motivi genetici sentiamo più spesso e più intensamente, può capitare che esperire un certo stato interiore diventi un'abitudine, un circolo vizioso che si innesca e si mantiene da sé.

Per via di una certa rigidità, di un'attitudine ad attaccarsi all'emozione del momento e di una poca disponibilità a lasciar andare le emozioni, a lasciarle fluire.

Può diventare una vera e propria dipendenza.

Impari ad arrabbiarti, vedi che bene o male qualcosa riesci a risolvere - perché le emozioni a questo servono, a modificare gli eventi quando non stanno andando per il verso giusto - ci prendi gusto e così inizi ad arrabbiarti sempre più spesso.

Invece di soffrire due volte - una perché soffri e l'altra perché osservi la tua sofferenza - bisogna imparare a fregarsene. Cioè a considerare l'emozione come uno stato temporaneo, che passerà.

Non devi farla diventare parte di te stesso, come una ruga di espressione. Infatti se guardi le icone dei saggi, ad esempio di Buddha, vedi che non hanno mai rughe, hanno sempre il volto disteso.

Puoi semplicemente renderti conto che ci sono momenti difficili nella vita, i famosi alti e bassi, che però possono essere superati. E andare avanti.

Perciò, quando non ti senti come vorresti, non devi pensare che ci sia per forza qualcosa di sbagliato in te. E soprattutto, non pensare che tale stato emotivo ti debba impedire di fare le cose che ti piacciono o che devi fare.

Non abituarti a soffrire per la sofferenza, altrimenti detto piangersi addosso.

Piuttosto, trova il coraggio di affrontare la situazione e di fare le cose che ti va di fare o che devi fare.

Ricorda: la cosa più importante non è ciò che senti, ma come reagisci a ciò che senti._

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