Le avversità ottundono la percezione

ansia e panico - 12/05/11

Ci hanno sempre detto che le avversità affilano l'attenzione e imprimono più profondamente immagini e suoni nella memoria. Ma una nuovissima ricerca suggerisce che potrebbe in realtà succedere proprio l'opposto: le percezioni ricevute all'interno di un contesto ostile o avverso non sarebbero così acute come quelle in circostanze positive o neutre.

Questi risultati, che sembrano indicare un ruolo dell'evoluzione, potrebbero aiutarci a chiarire il funzionamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e altri disturbi d'ansia.

Per indagare sull'apprendimento durante le situazioni sfavorevoli, R. Paz e J. Resnik hanno fatto ascoltare dei suoni a dei volontari, alcuni dei quali anticipavano una sensazione sgradevole (ad esempio, un odore molto cattivo), altri una sensazione gradevole e altri ancora nulla.

Dopo, i volontari sono stati testati riguardo alla loro soglia percettiva, per vedere quanto capaci fossero di distinguere i suoni "buoni" o "cattivi" da altri simili.

Come ci si aspettava in base a studi già esistenti, nelle condizioni positive o neutre i soggetti sono stati più capaci di discriminare i suoni. Invece, con sorpresa i ricercatori hanno verificato che nelle situazioni disturbanti questa capacità discriminatoria peggiorava.

Le differenze d'apprendimento riscontrate sono state in effetti differenze di percezione. Dopo aver imparato che uno stimolo porta a un'esperienza sgradevole, la persona non riesce a distinguerla più da stimoli simili, anche se prima ne era capace.

Dice Paz: "Ciò ha senso se pensiamo al nostro passato evolutivo: se avevi sentito in precedenza il ruggito di una tigre dai denti a sciabola che stava per attaccarti, la tua sopravvivenza poteva dipendere dall'identificare suoni simili come pericolosi e quindi far scattare la stessa reazione emotiva. L'istinto, quindi, ordinava di correre e fuggire, senza soffermarsi a ponderare se il ruggito fosse simile o diverso da quello della tigre dell'altro giorno".

Paz è convinto che questa tendenza possa essere più alta nei soggetti con PTSD. Ad esempio, fa notare che fra i superstiti dell'attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre molti hanno sviluppato il PTSD, con sintomi che possono essere innescati dalla semplice vista di un grattacielo.

Il team di ricercatori condotto da Paz sta continuando a investigare, nella speranza di scoprire il funzionamento del meccanismo cerebrale per la gestione delle situazioni minacciose e un modo per aiutare sempre meglio quanti sono affetti dal PTSD.

Bibliografia:

R. Paz, J. Resnik. 2011. How adversity dulls our perceptions. Weizmann Institute of Science.
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