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Terapie ipnotiche e non ipnotiche: quali differenze?

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Terapie ipnotiche e non ipnotiche: quali differenze?

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psicoterapia - 04/10/23

Se stai cercando uno psicoterapeuta, è possibile che ti stia domandando di quale orientamento sceglierlo, del tipo di terapia che potrebbe fare per te. A questo proposito esistono alcune forme di psicoterapia definite ipnotiche, le cosiddette ipnoterapie. Che differenze ci sono rispetto a quelle che - in teoria - dovrebbero essere non ipnotiche?



La miglior definizione di ipnosi, come sappiamo, ce l'ha data Milton Erickson (non: Erik Erikson): l'ipnosi è attenzione focalizzata. Quando ti concentri su un elemento interno o esterno alla tua mente, questa è già ipnosi. Se l'ipnotista ti dice di mettere l'attenzione sulla pesantezza del tuo braccio, questa è attenzione interna. Ma anche se stai ammirando un bel paesaggio, oppure vai al cinema, ti immedesimi nella storia e ti appassioni, quella è ipnosi, solo con l'attenzione rivolta verso l'esterno.

Quindi in un certo senso tutto è ipnosi, dato che l'attenzione è sempre rivolta verso qualcosa. Dovunque ci sia un'attenzione focalizzata si può parlare di ipnosi. La madre che rimprovera aspramente il bambino sta inducendo in lui uno stato ipnotico, che potrebbe avere ripercussioni future sul suo comportamento.

L'ipnosi usata in clinica è molto diversa da quella da palcoscenico. L'ipnosi clinica è quasi sempre ipnosi materna, dove si ricevono suggestioni indirette e l'obiettivo è produrre un cambiamento terapeutico nel soggetto. L'ipnotista da palcoscenico usa invece solitamente l'ipnosi paterna, impartendo suggestioni dirette (comandi) al soggetto e l'obiettivo è intrattenere il pubblico. Potremmo dire che sul palcoscenico il vero soggetto che viene ipnotizzato è il pubblico!

In ambito clinico, aspetti di suggestione ipnotica possono essere trovate in tutti i tipi di terapia. Persino nella psicoanalisi, che Freud sviluppò come approccio alternativo all'ipnosi, molto popolare ai suoi tempi. All'inizio della sua carriera Freud utilizzò l'ipnosi per trattare pazienti con disturbi psicologici, ma in seguito cambiò rotta, in parte perché si preoccupava del rischio di suggestionare il paziente. Da medico, credeva di poter trovare verità oggettive anche nella mente e per questo non voleva costruire inavvertitamente delle false verità per il paziente.

Peccato però che per un terapeuta sia impossibile non influenzare il proprio paziente. Il solo status di terapeuta, a cui il paziente si rivolge speranzoso, crea già un'aspettativa, cioè una suggestione. Così come lo stare sdraiato su un lettino mentre la mente fa libere associazioni può essere molto suggestivo. Qualunque parola, indicazione o istruzione fornisca il terapeuta fornisca, ha un peso molto diverso di quello che avrebbe se fosse un amico o un parente a darla. Dunque, dato non si può non influenzare, tanto vale esserne consapevoli e utilizzare tale inevitabilità al meglio, nel miglior interesse del paziente.

Una distinzione che possiamo fare, semmai, è fra ipnosi formale e informale: quella formale è dove il terapeuta dice al paziente: "Siediti così, fissa un punto davanti a te, pensa alle sensazioni del tuo corpo ecc.". L'ipnosi informale, invece, può essere usata deliberatamente dal terapeuta, però in un modo che la fa apparire informale o casuale. Ad esempio nell'ipnosi conversazionale di Erickson, il terapeuta fornisce suggestioni e immagini attraverso racconti, l'uso della voce ecc. Si ipnotizza cioè una persona senza che dall'esterno il processo appaia come ipnosi, cioè come se fosse - e di fatto è - una normale conversazione.

Le terapie formalmente non ipnotiche, ma direttive, come la breve strategica o le terapie comportamentali originali danno indicazioni chiare e dirette su cosa fare o non fare, i famosi "compiti", che il paziente deve impegnarsi a mettere in atto nel tempo intercorrente fra le sedute. Quindi deve fare lui il lavoro. La comunicazione suggestiva in queste terapie serve, quindi, a far sì che il paziente metta in atto i compiti. È una specie di lubrificante, se così si può dire. Questo avviene ad esempio in modo spiccato in terapia breve strategica, che per questo motivo è stata chiamata da alcuni comportamentismo suggestivo.

Quindi una differenza fra la terapia comportamentale pura e la strategica è che nella prima si danno compiti, e nella strategica si danno sempre compiti, ma si cerca di facilitarne al massimo l'esecuzione.

Le terapie formalmente ipnotiche sono invece quelle dove al paziente è detto in modo esplicito di rilassarsi e si ricevono suggestioni e suggerimenti, che potranno "germogliare" nella mente del paziente, nei giorni e settimane successive, per dare origine a un cambiamento che al paziente apparirà come spontaneo. E quindi a fare la maggior parte del lavoro è il terapeuta. Il paziente deve solo rilassarsi, ascoltare e seguire.

Una caratteristica preziosa dell'ipnosi, sia formale che informale, è che riesce più facilmente ad aggirare le resistenze al cambiamento che ogni paziente presenta, in misura più o meno grande.

Per riassumere, elementi suggestivi o ipnotici possono ritrovarsi in qualsiasi tipo di psicoterapia,  anche quando non sono chiamate in questo modo. In alcune forme di terapia tali elementi sono usati in modo esplicito, e prendono quindi il nome di terapie ipnotiche, mentre in altre sono usate di meno e possibilmente in modo non intenzionale, e ci si riferisce ad esse come terapie non ipnotiche.

Le terapie ipnotiche possono essere adatte a problemi verso i quali il paziente ha forti resistenze al cambiamento e possono durare qualche seduta in più, mentre le terapie non ipnotiche possono funzionare meglio quando il paziente è molto motivato al cambiamento e tendono di solito a durare un po' di meno.

Ma in entrambi i casi si parla di terapie brevi: la breve strategica perché ce l'ha nel nome, è breve per statuto e concezione. E anche le terapie ipnotiche sono brevi perché sono comunque terapie strategiche, nel senso che il terapeuta si prende in prima persona la responsabilità di innescare e sostenere il cambiamento._


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